Geografia giudiziaria: Nicosia, il tribunale, gli avvocati e le rappresentanze nazionali

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geografia giudiziariaLa scorsa settimana gli organi di stampa siciliani hanno dato la notizia che è stata archiviata la posizione di 98 manifestanti accusati di interruzione di pubblico servizio per le proteste del 6 settembre scorso contro la chiusura del tribunale di Nicosia. Andranno a giudizio, secondo quanto riportato dalla stampa,  solo 6 delle 104 persone che quel giorno vennero identificate e denunciate dagli agenti del Commissariato di Ps: tra loro tre avvocati ai quali è contestata anche l’istigazione a commettere reati.

Anche a Camerino successe la stessa cosa ed, infatti, il Messaggero del 15.11.2013 rendeva noto che vi erano diciotto indagati – per lo più avvocati – accusati di avere ostacolato le operazioni di trasloco dei fascicoli dal Tribunale soppresso: i reati ipotizzati violenza privata e interruzione di pubblico servizio.

Ora queste notizie, che  colpiscono e turbano  tutti gli avvocati e gli operatori del diritto che sono stati coinvolti nell’intera  penisola dalla riforma della geografia giudiziaria attuatasi lo scorso anno, fanno riflettere su una circostanza e cioé sulla mancanza di un’effettiva coesione della classe forense.

Basta consultare il sito dell’Organismo Unitario dell’Avvocatura  per verificare che nemmeno un comunicato stampa é stato speso la scorsa settimana non dico per difendere, ma per lo meno per dare solidarietà ai colleghi che per il bene di tutti hanno condotto una battaglia che allora – si disse – non si poteva vincere a causa della presenza di un Ministro “tecnico” e che oggi é passata nel dimenticatorio pur sedendo a via Arenula  un Ministro “politico”.

I rappresentanti nazionali dell’avvocatura e soprattuto  quelli che fanno parte di quella si definisce la rappresentanza politica dell’Avvocatura, proprio perché rappresentano tutti gli avvocati e non solo quelli delle grandi realtà e poiché a suo tempo hanno abbracciato e fatta propria la richiesta di revisione della riforma delle circoscrizioni giudiziarie, avrebbero dovuto già nei primi incontri con il nuovo Ministro porre al primo punto dell’ordine del giorno l’emanazione dei decreti correttivi previsti dal D.Lvo 155/2012, che dovrebbero essere emanati entro il 13 settembre 2014 – ma per l’istruttoria ed i pareri ci vorrebbero almeno tre / quattro mesi , dal che si deduce che non c’é nessuna volontà di emanarli !-.  Nulla di tutto ciò: in nessun comunicato stampa, in nessun resoconto degli incontri con il Ministro,  in nessun documento si parla più di rivedere la riforma della geografia giudiziaria; nessuno chiede di conoscere e pubblicizzare  i risultati del lavoro che avrebbe svolto la Commissione di verifica insediata a suo tempo dal Ministro  Cancellieri .

Sinceramente non si capisce come mai quelle istanze dei fori coinvolti dalla riforma erano degne di condivisione qualche mese fà e adesso, che magari potrebbero non dico essere accolte, ma per lo meno essere prese in considerazione dai membri del Governo, vengono dimenticate proprio dai nostri rappresentanti a livello nazionale. Ciò nonostante i disservizi che la riforma della geografia giudiziaria ha prodotto e che spesso gli organi di stampa, soprattutto locali, portano all’attenzione dell’opinione pubblica.

La Regione Abruzzo il 25 marzo scorso ha rideliberato il referendum ex art. 75 Costituzione abrogativo della riforma in questione: ovvio lo scopo dell’iniziativa e cioé quello di riportare all’attenzione nazionale il tema della riforma della geografia giudiziaria, tant’é che la stessa Regione ha anche adottato una risoluzione per la definizione dell’applicazione del comma 4 bis dell’art. 8 del D.Lvo 155/2012 introdotto dall’art. 1, comma 397 della Legge 27.12.2013 n. 147. Altre Regioni seguiranno di nuovo l’iniziativa abruzzese e si riparlerà del tema:  speriamo che se ne occupino anche i rappresentanti nazionali degli avvocati,  almeno cosi  potrà dirsi che il “sacrificio” dei colleghi oggi coinvolti nei procedimenti penali non é passato nel dimenticatoio.

 

 

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